Roubini e la prospettiva inflazionistica: una “Mission Impossible”?

Nouriel Roubini, celebre economista mondiale e CEO di Roubini Macro Associates, ha lanciato un monito che desta preoccupazione: il ritorno all’inflazione al 2% per le economie avanzate come USA, UK e Francia sembra una “missione impossibile”. Ma cosa si cela realmente dietro a queste affermazioni? In un’intervista rilasciata lunedì, Roubini ha messo in luce i “cambiamenti strutturali” nell’economia globale che suggeriscono un’inflazione molto più elevata nel lungo periodo. Tale scenario è alimentato da diversi fattori. Da un lato, abbiamo elementi legati all’offerta, quali conflitti geopolitici, invecchiamento della popolazione, restrizioni all’immigrazione e impatto della pandemia. Questi fattori rallentano la crescita economica e incrementano i costi di produzione. Dall’altro lato, la domanda è destinata ad aumentare. Le persone dovranno investire maggiormente per contrastare le disuguaglianze, affrontare i cambiamenti climatici, gestire le sfide pandemice e rispondere alle disuguaglianze generate dalla globalizzazione e dall’intelligenza artificiale. Roubini è categorico: “L’era dello splendore moderato, con un’inflazione inferiore al 2% e una crescita stabile, è tramontata”. Secondo lui, il “nuovo normale” potrebbe oscillare tra il 3% e il 4% per le economie avanzate nel tempo, anche se non immediatamente.
Molti conoscono Roubini come “Dr. Doom” per le sue previsioni spesso pessimistiche
Questa visione, sebbene possa apparire pessimistica, è basata su un’analisi approfondita delle tendenze globali e delle dinamiche economiche. Ha guadagnato notorietà grazie a una predizione particolarmente negativa negli anni precedenti la crisi finanziaria del 2008, quando ha anticipato un “atterraggio duro da incubo” e ha suonato l’allarme per il crollo del mercato immobiliare statunitense. In una recente colonna su MarketWatch, Roubini ha espresso la probabilità di una breve e superficiale contrazione economica nell’anno prossimo. Ha anche messo in guardia sul fatto che se gli sforzi delle banche centrali per controllare l’inflazione provocassero gravi instabilità economiche e finanziarie, i responsabili delle politiche a livello globale potrebbero decidere di permettere un’inflazione superiore all’obiettivo. Ciò rischierebbe di sconvolgere le aspettative sull’inflazione e di innescare una spirale persistente di salari e prezzi.
La prospettiva di Roubini ha suscitato accese discussioni nel mondo economico
Mentre alcuni esperti concordano con la sua analisi, altri ritengono che le economie avanzate possano ancora tornare a un tasso di inflazione stabile. Tuttavia, ciò che è innegabile è l’importanza di prepararsi a scenari diversi. In un mondo globalizzato, le economie sono interconnesse e un cambiamento in una regione può avere ripercussioni in un’altra.
Roubini ha anche sottolineato l’importanza di adottare politiche flessibili. In un contesto in cui l’inflazione potrebbe diventare imprevedibile, le banche centrali e i governi devono essere pronti a reagire rapidamente. Questo potrebbe includere l’adozione di misure non convenzionali o la revisione degli obiettivi di inflazione.
Un altro punto cruciale è la necessità di rafforzare la cooperazione internazionale. In un contesto di inflazione crescente, le tensioni commerciali o i conflitti geopolitici potrebbero ulteriormente aggravare la situazione. La collaborazione tra nazioni diventa quindi essenziale per garantire la stabilità economica globale.
Infine, anche se le previsioni di Roubini possono sembrare cupe, offrono anche un’opportunità. Le economie possono utilizzare queste informazioni per adattarsi, innovare e trovare soluzioni sostenibili per affrontare le sfide future. In un mondo in costante evoluzione, la capacità di adattarsi e anticipare i cambiamenti è fondamentale per la prosperità a lungo termine.