Crisi nascosta del mercato del lavoro? Il rapporto di ottobre rivela doppie verità!

L’interpretazione dell’economia è una sfida intrigante, simile alla risoluzione di un intricato puzzle. Bisogna mettere insieme tutti i pezzi, sperando che combacino perfettamente per creare un quadro chiaro. Purtroppo, i dati spesso si rifiutano di cooperare, complicando ancora di più il lavoro degli esperti.
Questa situazione si è appena verificata con il rapporto sull’occupazione di ottobre appena pubblicato. Se da un lato possiamo gioire per l’aumento di 150.000 posti di lavoro segnalato dal sondaggio delle istituzioni, dall’altro non possiamo ignorare i dati contrastanti forniti dal sondaggio sulle famiglie.
Il sondaggio delle istituzioni ci fa pensare che stiamo vivendo un altro mese di solida crescita occupazionale, anche se a un ritmo più lento rispetto ai mesi precedenti. Questo dato è ancora più impressionante se si considera che circa 30.000 lavoratori non sono stati conteggiati a causa di uno sciopero sindacale. Tuttavia, non dobbiamo preoccuparci, perché questi lavoratori compariranno nei dati di novembre ora che lo sciopero è terminato.
Ma le cattive notizie arrivano dal sondaggio sulle famiglie, che mostra un aumento dello 0,1% nel tasso di disoccupazione, portandolo al 3,9%. Anche se questo valore rimane relativamente basso rispetto agli standard storici, rappresenta un incremento di 0,5 punti percentuali rispetto ad aprile. Inoltre, il sondaggio sulle famiglie rivela che ci sono 348.000 persone in meno che dichiarano di essere occupate rispetto al mese di settembre.
Questo divario tra i due sondaggi non è una novità, ma negli ultimi sei mesi si è accentuato. Secondo il sondaggio delle istituzioni, sono stati creati 1.234.000 posti di lavoro, mentre il sondaggio sulle famiglie indica un aumento effettivo dell’occupazione di soli 191.000 posti.
Queste discrepanze sono state fonte di preoccupazione durante la ripresa economica dalla pandemia. Nel corso del 2022, il sondaggio delle istituzioni ha registrato la creazione di 4.430.000 posti di lavoro, mentre il sondaggio sulle famiglie ha riportato solo un aumento di 2.120.000 posti di lavoro, creando un divario di oltre 2.300.000 posti.
Per fortuna, il divario si è ridotto significativamente quando il Bureau of Labor Statistics (BLS) ha introdotto nuovi controlli demografici basati sui dati del censimento. Questa modifica ha aggiunto 954.000 posti di lavoro al totale dell’occupazione. Inoltre, la crescita occupazionale nel sondaggio delle istituzioni è stata rivista al ribasso di circa 300.000 posti durante il processo di revisione annuale basato sulle dichiarazioni di disoccupazione degli stati. Questi cambiamenti hanno contribuito a ridurre il divario, che, seppur ancora rilevante, è inferiore rispetto a quanto riportato in precedenza. È importante sottolineare che parte di questa discrepanza è dovuta a differenze nelle definizioni utilizzate nei due sondaggi.
In casi come questo, è prudente dare priorità ai dati forniti dal sondaggio delle istituzioni. Questo sondaggio dispone di un campione molto più ampio e di un tasso di risposta significativamente più alto, intervistando 651.000 istituzioni ogni mese, rispetto alla copertura del sondaggio sulle famiglie che coinvolge solo 60.000 nuclei familiari.
In conclusione, interpretare l’economia è un compito arduo, ma è fondamentale analizzare attentamente i dati forniti dai sondaggi per ottenere una visione completa della situazione. Nonostante le discrepanze riscontrate, la crescita occupazionale è ancora un segnale positivo per l’economia. Dobbiamo continuare a monitorare attentamente l’andamento del mercato del lavoro per comprendere appieno la situazione e pianificare le strategie future.